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Ecco come Iolao lega insieme la mia Grecia e la Sardegna...di Kostas Soueref

venerdì 21 gennaio 2005

In questi ultimi mesi, due fatti personali mi hanno spinto a maturare una serie di riflessioni. Il primo di questi due fatti è rappresentato dalla lettura del libro di Sergio Frau (“le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta”, Nur Neon, Roma 2002). Come secondo motivo, posso invocare il mio primo viaggio in Sardegna, anch’esso avvenuto grazie a Sergio Frau.

E’ mia intenzione presentare in questa sede alcune di queste riflessioni, in particolare quelle riguardanti il personaggio di Iolao; tali riflessioni potrebbero costituire un ulteriore approccio alla sorprendente eredità archeologica e mitologica della Sardegna.
Iolao, nipote di Eracle, si considerava figlio di Ificle, fratello consanguineo dell’eroe, e di Automedusa. Eracle e Iolao formano una delle coppie più unite della mitologia greca. Iolao segue Eracle nelle sue imprese e conduce il suo carro. E’ un fatto che nelle rappresentazioni monumentali delle gesta di Eracle, Iolao è presente sebbene le testimonianze filologiche non sempre facciano riferimento a lui. Secondo le fonti filologiche greche, Iolao partecipò alla spedizione degli Argonauti e alla caccia al cinghiale Calidonio. Durante le prime gare di Olimpia, inaugurate da Eracle, egli vince il premio nella corsa dei carri, conquistando poi anche quello nelle gare di quadriga in occasione degli agoni funerari in onore di Pelia.
Iolao si unì in matrimonio con Megara, ex moglie di Eracle, quando quest’ultimo sposò Iole. Allo scopo di seguire l’eroe dappertutto, tanto nelle imprese vittoriose quanto nell’esilio voluto da Euristeo, egli abbandonò Tirinto.
I miti incontrati sulla figura di Iolao evidenziano il fatto che egli aveva accumulato esperienza per quanto concerne i viaggi di lungo corso finalizzati alle imprese, viaggi che lo portarono, fra l’altro, nella terra delle Esperidi, sulle coste africane, in Campania, presso gli Iperborei, a Creta, in Tracia o, ancora, nell’isola che allora costituiva l’estremo occidente, ossia Erytheia. Numerosi miti fra quelli che riguardano Eracle e Iolao narrano del loro viaggio nel Mediterraneo occidentale, di andata e ritorno da Erytheia (= terra rossa del tramonto), allo scopo di condurre i buoi di Gerione in Grecia. Durante il viaggio di andata Eracle aveva liberato la Libia (=Africa) da mostri invincibili per gli uomini. In ricordo del suo passaggio da Tartesso, Eracle aveva eretto due colonne dalle due parti dello stretto che separa l’Africa dall’Europa. Nel viaggio di ritorno, invece, Eracle e Iolao dovettero affrontare l’attacco di numerosi predoni che ambivano ai buoi di Gerione.
Il percorso che si riteneva fosse stato seguito dall’eroe in Occidente, in Spagna, nelle Gallie, in Italia e in Sicilia era contrassegnato da santuari dedicati ad Eracle. In alcuni miti locali del Mediterraneo occidentale si possono riconoscere alcuni elementi che vanno a intrecciarsi con i miti greci legati a Eracle.
Allorché Eracle non fu più fra gli uomini, Iolao si prese cura degli Eraclidi, ovvero dei numerosi figli che l’eroe aveva avuto da varie compagne, figli sparsi nei luoghi del suo passaggio. Il mito ricorda che Iolao condusse in Sardegna molti fra i figli di Eracle, quelli nati in Beozia - nipoti di Tespio - e quelli nati ad Atene. Tespio era l’eroe eponimo della città di Tespie, figlio di Eretteo, quest’ultimo eroe dell’Africa. Espatriato, Tespio partì per fondare il suo regno nella vicina Beozia. Eracle diciottenne fu ospite di Tespio durante il periodo della caccia per l’uccisione del leone sul monte Citerone. Ogni notte Eracle, stanco per la caccia, si univa con una delle cinquanta figlie di Tespio senza accorgersi di quale fosse la compagna di turno. Da questa attività di procreazione - ben nota a Tespio e da lui voluta - tutte le figlie di Tespio ebbero un figlio, tranne la primogenita e l’ultima, le quali partorirono due gemelli.
Eracle ordinò a Iolao di condurre come coloni i suoi figli, nipoti di Tespio, in Sardegna. Dicono inoltre le fonti che due di loro ritornarono a Tebe e sette rimasero a Tespie.
Sempre secondo il mito, i figli dei Tespiesi che si trovavano in Sardegna non ebbero mai a morire. Essi dormivano un sonno perenne senza mai scomparire dalla terra.
Da quanto si evince dalle memorie antiche, Iolao fondò numerose città in Sardegna, fra le quali Olbia. Dal suo nome le popolazioni trassero il nome di Iolei. La tradizione mitologica ha perpetuato la credenza che Iolao avesse invitato Dedalo a costruire dei poderosi edifici.
Secondo alcuni Iolao morì in Sardegna, secondo altri in Sicilia.
Si credeva, inoltre, che molti santuari delle due isole dedicati a Eracle fossero stati fondati da lui. In Sardegna, ma anche altrove, esisteva un culto anche per lo stesso Iolao.
Zeus e Ebe, moglie del divinizzato Eracle, restituirono per un giorno a Iolao ormai vecchio la sua giovinezza al fine di punire ed eliminare Euristeo, il quale aveva perseguitato per anni gli Eraclidi.
Iolao rappresenta forse il personaggio più significativo in tutta la mitologia greca in relazione con la Sardegna:
∑ nipote e compagno di Eracle, Iolao, in ogni caso, rappresenta la forza dell’eroe stesso e attua nella realtà il volere di quello, ovvero il perpetuarsi di un potere soprannaturale che assista gli uomini e li aiuti ad affrontare i problemi quotidiani;
∑ viaggiatore lungo le coste del Mediterraneo, Iolao è simbolo della navigazione greca per aver percorso le rotte che portano dalla Beozia, dall’Attica e da Creta in Sardegna. I naviganti partiti da Tespie e da Atene sembrano quelli maggiormente interessati alla posizione chiave della Sardegna e ai suoi giacimenti metalliferi;
∑ la colonizzazione della Sardegna fu probabilmente uno degli obiettivi più importanti per i Greci fra l’VIII e il VI secolo a.C. Tradizioni come quelle di Iolao avrebbero fornito credito a un nesso con un passato indefinito che coinvolge il Peloponneso - culla dei Micenei - e Creta - culla dei Minoici - attraverso, rispettivamente, Eracle e Dedalo. Una colonizzazione, dunque, con precedenti antefatti nell’età della talassocrazia minoica e micenea;
∑ gli Eraclidi di Tespie e di Atene condotti in Sardegna, fondatori di numerose città, riportano la mente a Iolao “denominatore comune” che unisce i Greci di Sardegna;
∑ la tradizione che indica Dedalo come costruttore di imponenti edifici in Sardegna giustifica agli occhi dei Greci delle colonizzazioni l’architettura locale, di tradizione megalitica, e i manufatti della civiltà nuragica;
∑ in un’isola molto probabilmente ostile ai Greci e, per alcuni versi, sconcertante per le sue costruzioni “gigantesche”, solo i figli di un eroe come Eracle, ben noto in Occidente, possono fare i conti con le popolazioni indigene e con gli aspiranti al controllo della Sardegna provenienti dalle regioni più prossime;
∑ la presenza di culti dedicati a Eracle e Iolao rivela un indizio della forte persistenza di miti legati agli Iolei in Sardegna. Tale persistenza è segno del radicamento di elementi di cultura ellenica durante l’età arcaica, classica ed ellenistica in seno a una sfera politico-economica dominata da realtà allogene: nella fattispecie quella fenicia, quella cartaginese e quella etrusca.

(Hes. Asp. 74 ss. - Theog. 317 - Pind. Nem. 3, 36 - Isthm. 1, 14 - Eur. Herakleid. 845 ss. - Apoll. Bibl. 2, 4, 11; 2, 5, 2; 2, 6, 1 - Paus. 1, 19, 3; 1, 29, 5; 1, 44, 10; 5, 8, 3 ss.; 5, 17, 11; 7, 2, 2; 8, 14, 9; 8, 45, 6; 9, 23, 1; 9, 40, 6; 10, 17, 5 - Tzetr. Schol. A Lykophr. 830 - Diod. Sic. 4, 24, ; 4, 29-31; 4, 38; 5, 15 - Hygin. Fab. 14, 173, 273 - Strab. 5, 2, 7 (225) - Schol. In Pind. Pyth. 9, 137)