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Gli Autori in mostra / Il Popolo di Bronzo. Anatomia di una passione, di Angela Demontis

venerdì 21 gennaio 2005

E’ da quando ero bambina che desideravo realizzare un lavoro come questo.
La mia vocazione per il disegno mi ha portato a seguire studi artistici e sono sempre stata un’appassionata di storia e arte antica, miti e leggende.

Una vita passata a studiare, dipingere e disegnare. Ma anche tante porte sbattute in faccia... Stavo quasi per lasciare perdere tutto, quando, invece, l’anno scorso leggendo il libro di Sergio Frau ho capito che forse i tempi erano maturi. Che, forse, le cose stavano cambiando.
Mentre leggevo quelle pagine scritte con tanta passione e ricerca della verità, non potevo fare a meno di pensare: “Caspita se ha ragione!”.
Un libro serissimo che rimette al loro posto, finalmente, i miti antichi e che restituisce una dignità storica al popolo sardo.
L’amore per la Sardegna che questo libro trasmette, mi ha dato il coraggio e la forza per progettare seriamente uno studio mai tentato prima: ricostruire, mediante illustrazioni dettagliate, l’abbigliamento dei Sardi Antichi, i Sardi che facevano paura persino a Ramses III.
Quelli che mi avevano fatto sognare, quando da bambina li guardavo attraverso le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari.
Mi sorridevano e salutavano con le loro piccole mani bronzee.
Io li vedevo “vivi”, per me erano persone molto antiche tramutate in statue di bronzo da un incantesimo.
Un intero “Popolo di Bronzo”.
Il mio lavoro è piaciuto a Sergio e a Giovanni Manca. E quando mi hanno chiesto se volevo esporre qualche mio disegno in questa mostra, il morale è salito alle stelle!
Le illustrazioni concesse per la mostra “Atlantikà” fanno parte del mio libro, già pronto, di prossima pubblicazione, dove illustro e analizzo quasi “chirurgicamente” 97 bronzetti sardi e dove spiego il funzionamento di alcune loro armi particolari.
Ogni disegno sarà accompagnato da una scheda descrittiva con la foto del bronzetto originale.
Ci sono guerrieri, donne, ragazzini, neonati, anziani, capitribù, offerenti ecc. Avevano una grande varietà di armi, una serie di elmetti incredibili (con vari tipi di corna, con pennacchi, con creste, lisci ecc.), fantastiche corazze, abiti eleganti, mantelli, borsette, sandali, giacconi e pantaloni, cappelli bizzarri e oggetti che ritroviamo ancora oggi nella nostra tradizione. Con occhio attento ho trovato anche parecchie “sorprese” cioè oggetti molto particolari e raffinati: guantoni corazzati con borchie, fionde, paragola alti ed elaborati, bastoni ricurvi da lancio (tipo boomerang), parabraccio con mirino, elmi con maschere annesse, parastinchi imbottiti, propulsori, spadine e spadoni, archi di vari generi (semplici o compositi, a due o quattro flettenti), scudi e elmi decorati mirabilmente; acconciature e copricapo strabilianti: da due a quattro trecce, crocchie (in cima alla testa o addirittura a coprire le orecchie), capelli rasati in modo originalissimo, cuffie, cappucci, ”sombreri”, “sa ciccìa” (cappello ancora oggi usato da sardi e siciliani)... Insomma a guardarli quasi ci si ubriaca: ci si commuove, sembra di entrare nel mondo delle fiabe. Ma loro sono vestiti veramente così!
Erano i dominatori del Bronzo e in Bronzo sono stati tramutati dagli dei ostili. Ora l’incantesimo verrà sciolto e tornerà a posto un tassello mancante nella nostra storia.
Attraverso l’attenta analisi delle statuette, ho utilizzato il disegno in bianco e nero per consentire al pubblico di vedere chiaramente le meraviglie che io vedo da sempre. Li ho smontati, spogliati e rivestiti come facevo da piccola con le mie bambole per capire come erano fatte.
La prima stesura dei disegni l’ho eseguita su carta da schizzi e con una matita a mina dura, da tecnico, perché consente di andare con mano leggera e di cancellare, correggere e ridisegnare più volte senza “ferire” il foglio. Questa è la fase di studio che più affatica gli occhi del disegnatore.
La seconda stesura (definitiva) è su cartoncino liscio e spesso, usando una matita a mina morbida ultranera, grassa e pastosa.
Bisogna curare ogni curva, ogni linea, per far comprendere agli altri come “cade” un mantello o come si allaccia una corazza o come una mano impugna correttamente una spada. In ultimo si rifiniscono i particolari e le ombre, sempre con mano ferma e leggera.
Un lavoro faticoso ma gratificante e un sogno divenuto realtà.