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Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli. L’introduzione di Francesco De Sanctis, il Rettore

venerdì 14 gennaio 2005

Grazie Preside e grazie a tutti gli intervenuti a questa discussione sul libro di Frau... Il posto non è abbastanza capiente - come giustamente dice il preside Piero Craveri - ma perché l’entusiasmo di presentare questo libro ha raccolto tanti consensi che difficilmente noi vediamo un parterre così esteso di presentatori.

Non solo: ma direi che la cosa singolare - che dà un po’ l’idea di questo libro - è che almeno tre di questi che parlano stasera (e tra questi mi metto anch’io, anche se io darò soltanto un saluto...), sono completamente fuori materia.
Parliamo di filosofi del diritto, di storici, storici delle dottrine: il che sta a significare che questo libro riscuote interesse non soltanto all’interno di quello che è il campo dove vuole incidere, ma un interesse più vasto. Ed è con grande piacere appunto che io do questo saluto per due ragioni: perché il libro in sé - e mi trattengo su un giudizio abbastanza esterno a quello che poi è il “viaggio” di questa inchiesta - il libro in sé è un libro estremamente coraggioso. Ed è difficile, oggi, leggere libri coraggiosi.
Certo Frau ha dalla sua anche la massima libertà di potersi esprimere: la massima libertà di poter leggere Platone. Io, per esempio, che ho studiato a lungo Aristotele, non riesco mai a citarlo perché ho paura di citare Aristotele, perché nel nostro ambiente la Wirkungsgeschichte aristotelica è tale che anche citare Aristotele è difficile. Invece Frau...
Voi avete presente l’operazione che Quinzio ha fatto con la Bibbia? Frau è riuscito a farla con i classici. Perché questo? Perché è successa una cosa molto bella che lui racconta, di queste due immagini del libro di Castellani - che tu hai ripubblicato qui a pagina 32-33, richiamando il problema dell’anamòrfosi - in cui scatta nell’attento collegatore di fatti, che è il bravo giornalista, scatta una idea: appunto l’idea che qualcosa nei misteri non sia stato messo al suo posto o che il posto di qualcosa si sia spostato. E questa è la cosa interessante perché - poi lo vedrete meglio, io non voglio anticipare troppo - attraverso questo spostamento di qualcosa nello spazio mediterraneo tutti gli spazi più o meno metaforici si ricollocano e quindi è anche possibile leggere Platone in diretta. Sì, ciò rende possibile leggere Platone “in diretta”: perché, allora, Platone non “mitizza” ma descrive! E questa è una forza enorme che il classico riacquista: perché è come leggere Platone ex novo, e quindi questa è una delle cose importanti di questo libro.
Ma l’altra è la simpatia umana - scusami Sergio se io vengo proprio a questo livello - la simpatia umana, sia diretta, sia attraverso il libro. Cioè questo è un libro scritto da una persona che emana simpatia, perché è un libro pieno di passione. Una tensione fortissima: la passione sommersa è la Sardegna naturalmente, questo si capisce subito. C’è questa esigenza fondamentale: bellissima secondo me la rivendicazione dei Sardi come popoli marini e non come popoli segregati dal mare. Questo riguarda un po’ anche i Napoletani, i Napoletani sono a metà tra popoli marini e popoli terrestri, comunque sono tra quelli non coraggiosi, diversamente dai Sardi che fanno parte di quel popolo del mare.
Quindi dicevo, questi due motivi mi spingono a questo saluto abbastanza entusiasta al di là di quelli che sono poi i contenuti scientifici che io non sono assolutamente in grado di valutare. Un ultimo punto vorrei sottolineare, la scrittura. Se è vero che questo libro si regge su una rimeditazione complessiva dello spazio - ed è proprio lo spazio il vero protagonista di questo libro - è anche vero che la scrittura che Frau mette in campo è una scrittura veicolare: è un vascello, è come imbarcarsi - forse tu sei velista, perché certe volte ho avuto l’impressione di qualcuno che ha pratica di mare - di imbarcarsi e quindi diciamo questa è una scrittura che porta, ma porta in un dialogo che non è soltanto con il possibile lettore, largo come destinatario ripeto non stretto, o con i possibili competenti, ma un dialogo anche con sé stesso. Alcuni momenti sono quasi di monologo interiore, per così dire: di viaggio incontro a se stessi e, quindi, incontro a una patria che è un pezzo di Mediterraneo limitato da questa terra misteriosa di cui tu, probabilmente, offri una nuova chiave di lettura. Grazie.

*Pronunciata il 17 dicembre 2003.