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Un viaggio..., di Sergio Ribichini

venerdì 21 gennaio 2005

Sono tornato, in quei luoghi di Sardegna già visti, col libro di Frau e le mie note in valigia. E altri luoghi ho scoperti, nuovi e numerosi, in quella terra baciata dal sole e dalla storia.

E nuovamente devo ringraziare Sergio Frau, colto provocatore e guida impareggiabile sui sentieri della preistoria sarda.
Provocazione salutare, la sua, di fronte alla normalizzazione della storia così diffusa negli ambienti accademici, solitamente restii ad abbandonare certezze e impianti acquisiti. E’ Frau che ha voluto questa “Zingarata dei Sapienti”, come l’ha definita lui stesso, accogliendo me e gli altri suoi ospiti all’aeroporto di Cagliari. E’ Frau che ci ha messo insieme, e guidato, e stimolato, e pungolato ... Perché l’ha fatto, con quali fondi, con quali intenti, ancora bene non so, né forse m’interessa più del risultato acquisito: per me, per lui, per tutti noi.
Per Claudio (Giardino. Ndr), anzitutto, cultore di metalli antichi, sempre in ginocchio davanti ai suoi freddi reperti, scorie per me inaccessibili e per lui prove parlanti. E l’ho visto intrufolarsi, meglio di quanto non faccia il mio furetto, in ogni pertugio, foro, fessura, cavità; e passare alla lente ripostigli, vetrine, volumi, oggetti e quant’altro, per ricostruire cerchie minerarie e insediamenti dell’età del Bronzo, capire metodi di estrazione e di lavorazione, studiare contatti tra popoli...
Poi per Vittorio (Castellani. Ndr), compunto maestro degli studi di archeo-astronomia e navigato accademico senza boria: una rivelazione per me, un vero sapiente, uno che ha vegliato finanche nel deserto e che sa tutto di strutture sotterranee e di superficie, d’acquedotti, di tumuli e di opere arcaiche per lo sfruttamento e il controllo del territorio, di evidenze stellari e cataclismi antichi...
E per Lorenzo (Braccesi. Ndr), colto osservatore dei Greci in Occidente, appassionato delle terre adriatiche, innamorato della “sua” Hesperia, conquistato dagli eroi, e dai prodi, e dai testi e dai miti ... E per Benedetta (ah, benedetta, giovane, sapiente collega!), che tutto sa dirti, ormai, di antichi culti misterici...
E per Mario (Lombardo. Ndr), luminare anche lui dei Greci in Italia, che per Frau e per noi tutti è venuto in Sardegna, col suo bagaglio di esperienze e di scritti, con la sua pratica per la commensalità e le forme di organizzazione sociale nel mondo greco, sempre pronto a confrontare la sua saggezza e a discutere di storia e di proposte, anche lui senza alterigia, quasi non fosse l’esperto di oro lidio e oro persiano, di graffiti vascolari e di colonizzazione, di oracoli e di tirannicidi crudeli...
E ancora per Maria Giulia (Amadasi Guzzo. Ndr), cara amica sapiente, come sempre disincantata interprete di scritture e di pietre parlanti, pacata maestra di testimonianze a me care...
E per Antonio (Ibba. Ndr), giovane promessa degli Studi Romani, che rileggeva gli appunti redatti per l’occasione, prima di prendere la parola e d’introdurci quietamente alla prossima visita, nella storia antica e moderna di un nuovo insediamento, di un altro museo, di un altro nuraghe...
E per Reynaldo (Harguinteguy. Ndr), dotto argentino patrimonio del mondo, che sa discettare di temi religiosi a me graditi, e proferire di programmi e di progetti, e di ostacoli e di rotte interculturali, e di finanziamenti, e di risorse internazionali in tema di beni culturali...
E ancora per Clara (Murtas. Ndr), voce armoniosa della Sardegna moderna, e per Nicola, sardo entusiasta della sua isola, e per Massimo (Faraglia. Ndr), sempre attento ai particolari, e per Alessandra, principessa attiva e ridente, e per Marco (Veloce. Ndr)... E per Enrico (Atzeni. Ndr) professorone, e per Momo (Zucca. Ndr) enciclopedico, e per Kostas (Soueref. Ndr), e Pino (Calledda. Ndr), e Giovanni (Manca. Ndr) editore, e Remo (Forresu. Ndr) e Ubaldo (Badas. Ndr) direttori...
Quanti sapienti, quante menti innamorate del sapere!
E quante foto, quanti sigari, quanta acquavite, quanto vino, quanto pesce, quanta serena allegria, mentre il dialogo, sempre aperto e serrato, convertiva ogni banchetto in “simposio”, al modo greco...
Musei, esposizioni, filmati, itinerari, escursioni sui monti, nelle
città, nelle campagne, sul mare dell’archeologia preistorica in
Sardegna. Cagliari e Settimo S. Pietro, per Cuccuru Nuraxi, Nuraghe Ibba e Nuraghe innominato; Laconi e la Giara di Gesturi, Barumini e Goni per Pranu Mutteddu; Seruci e Grutt’i Acqua a Sant’Antioco; Montessu e S. Giovanni Suergiu; Santadi; Sardara per Sant’Anastasia e Villanovaforru per Genna Maria; Tharros e l’Antiquarium di Oristano...
Una scoperta, per me, che dell’isola conoscevo soprattutto la facies fenicia e punica, con qualche isolata contiguità, nel corso della mia vita, con l’isola dei nuraghi, delle tombe dei giganti, delle domus de janas...
E poi contatti, con i luminari del luogo, docenti e agenti culturali, sindaci e archeologi di professione o per passione, amministratori e volontari, della costa e dell’entroterra; per apprendere e capire, per esaminare piani d’intervento, osservare sistemi di gestione del patrimonio archeologico, modificare idee e pregiudizi, confrontare competenze e discipline diverse...
E’ giunta improvvisa e ben accolta, questa “Zingarata dei Sapienti”, a rubarmi qualche giorno di biblioteca e di computer, d’impegni familiari e di routine, d’ISCIMA e di CNR, di beghe e di noia; annunciata e benvenuta quasi fosse quel viaggio che mi ripromettevo di fare, quando leggevo e commentavo il libro di Frau...
No, per vero non ho rifatto propriamente quel cammino verso Oriente suggeritomi dalla prima lettura del libro ancora in bozze; ma quanto meno ho provato a seguire la “riformulazione della prospettiva di studio” suggerita da Frau e di certo sono tornato a casa ancor più incuriosito, interessato, affascinato dalla visione di quei luoghi che Frau scandaglia e racconta, dalla verifica sul posto di quei fatti e di quelle teorie che sono il suo oggetto d’inchiesta.
E’ stato, tuttavia, almeno in parte, quel viaggio nelle storie del
Mediterraneo antico cui pure pensavo postfatando. E ho seguito quel circuito fortificato sulle coste del meridione, che tanto entusiasma Frau e a me ricorda piuttosto il regno di Kronos visto dai Greci, che appunto collocavano quel vecchio loro dio pensionato tra i barbari dell’Occidente. E ho visto quella striscia di fango sul nuraghe di Barumini che Frau ha citato dai resoconti di scavo e che l’esperto geologo conduttore di Gaia gli ha confermato, contro pareri e opinioni e immodestie contrarie... Poltiglia preistorica, melma di Atlantide, limo di quel regno leggendario che ora, da bravo storico, devo andar a rileggere, nella descrizione platonica, per capirne valori, simboli, significati storici e metastorici...
E ho rivisto tante tombe scavate nella roccia più antiche della storia, che a me facevano tornare alla mente ciò che leggevo scrivendo del riso sardonico: cioè che presso di esse, storicamente, s’andava per essere guariti dai deliri con la cura del sonno, come se si andasse alle sepolture dei compagni di Iolao, le salme dei quali sarebbero rimaste miracolosamente immuni dalla decomposizione, così da farli sembrare addormentati. A quanto si diceva nella Grecia di Aristotele, con quel rito d’incubazione era come se il tempo non esistesse, come se si ricongiungesse il “presente” di prima con il “presente” di dopo, eliminando ciò che v’era stato di mezzo... (già approfondire questo aspetto con studi specifici e raffronti ben mirati permetterebbe di far luce su una delle prime pagine della nostra storia mediterranea e forse europea).
E’ un po’ quello che abbiamo fatto anche noi: vigili quel tanto
consentito (o favorito?) dall’acquavite ingurgitata, abbiamo provato a ricongiungere il “presente di allora” con il “presente di oggi”, la storia vissuta con quella ricostruita, i monumenti demoliti (da chi? quando? perché?) con la (mancata?) loro valorizzazione moderna, i miti e la storia dei miti, i fatti e le teorie ... Giorno dopo giorno, dialogo dopo dialogo, sito dopo sito, mi sono lasciato coinvolgere, con gli altri, dalla discussione e dal panorama, dai luoghi e dagli oggetti, dalle persone e dai problemi. E come gli altri, anch’io ho provato a procurare i miei elementi di riflessione e di rimeditazione, per le prospettive che verranno e che ancora non so, io tornando comunque copiosamente arricchito dagli incontri e dalle esperienze vissute...
Un taxi alle 7.30, un volo da Alghero, una metropolitana, un treno, due passi con la valigia sulle spalle, qualche telefonata di ringraziamento e di commiato; poi una simmenthal, una birra, due pomodori e una fetta di pane vecchio, nella casa deserta, con la moglie in gita scolastica, i figli in accademia, il furetto che dorme tranquillo...
E’ finito di colpo, il mio viaggio, e già torno agli appunti, alle foto, ai libri che avevo con me e a quelli di Lilliu e Pallottino che Frau, generoso, mi ha donato in ricordo. Per rivedere, per riscoprire, per non dimenticare...
Mal di Sardegna... Si dice che colpisca sempre chi vi giunge e che sia micidiale più dell’erba sardonia. Non si può guarire; solo tornare sull’isola, appena possibile, lenisce e rinnova il rimpianto.
Rimpianto? Perché? Un grazie, piuttosto, a Sergio e a tutti gli
altri.