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Il Magistrato scrittore / Giancarlo de Cataldo

giovedì 30 dicembre 2004

Pubblicato su www.ilnuovo.it dell’8 maggio 2002, con il titolo "Alla ricerca delle Colonne perdute".

Piantate dal forzuto Eroe in mezzo al mare a segnare il confine geografico del mondo esplorato dagli Antichi, le Colonne si ritengono convenzionalmente coincidenti con la rocca di Gibilterra. Ma se le cose non stessero così? Se l’ubicazione convenzionale fosse sbagliata? Se le Colonne fossero state da tutt’altra parte e qualcuno, poi, a Gibilterra, ce le avesse piazzate di proposito ma dopo, molto tempo dopo?

Nasce dall’ansia di verificare la fondatezza di questo "dubbio" l’avvincente saggio/romanzo/inchiesta di Sergio Frau, da anni inviato speciale di Repubblica nel passato remoto del Mediterraneo. Gibilterra è affaire di storici e di studiosi moderni: gli Antichi, in ciò che si è salvato delle loro opere, raccontano una ben diversa realtà.

E Frau, gli Antichi, li prende sul serio. Frau compulsa mappe corrose dal tempo; annusa vecchie rocce; sfrucuglia i più svariati "esperti", dal geografo al cartografo, dal biologo molecolare al mitografo, al linguista; attua ardite correlazioni tra indizi in apparenza lontani lo spazio di migliaia di facoltà accademiche ciascuna gelosa della propria piccola scienza; invoca e ottiene la solidarietà di grandi studiosi (Donadoni) anche eretici (Semerano), o comunque restii a lasciarsi intrappolare dai vincoli del sapere parcellizzato e, alla fine, sforna una tesi tanto originale e suggestiva quanto sorretta da ampia, anzi amplissima documentazione.

A un certo punto qualcuno (il libro accenna persino all’identità del colpevole), per considerazioni mitologiche non meno che geopolitiche, ha spostato le Colonne. Le conseguenze? Una profonda ridefinizione della geografia del Mediterraneo e dei rapporti fra i suoi popoli, non sempre e non necessariamente conflittuali. E, più oltre, oltre le nostre attuali Colonne d’Ercole, la sfida di una nuova scrittura della Storia dell’antichità. Sfida titanica. Si tratta di rimettere in discussione certezze consolidate, a partire dal Mare Nostrum sino al mito platonico di Atlantide, passando per i Celti - molto, molto più meridionali di come gli ignoranti di oggi li suppongono - e gli Iperborei, i misteriosi Sardi-Shardana, gli Etruschi dalle città turrite, i Filistei, insuperabili fabbri di Palestina, e i calunniatissimi Fenici.

Una pagina via l’altra, nel bel mezzo di un curiosissimo impasto di citazioni colte e di divertenti dialettismi, di interviste impossibili e di finti verbali processuali, si viene così a delineare un mondo possibile eppure occulto: o forse occultato abilmente. Quasi un universo interstiziale, un orbis tertius borgesiano del quale pochi iniziati, attraverso i secoli, hanno disseminato rade tracce, giusto quel tanto che basta a lanciare il segnale gnostico agli altri iniziati.

Ma attenzione: quello di Frau è un "gioco" serio, anzi, serissimo.

Nessuna ufologia alla Martin Mystère, per intenderci, e nemmeno il lettore si aspetti una riedizione sofisticata dei vecchi, eppure fascinosissimi, libracci alla Peter Kolosimo. Al contrario: un vento laico, furiosamente avido di sapere, sospinge le Colonne d’Ercole verso approdi tanto rischiosi quanto seducenti. I misteri abbondano, in questa narrazione torrenziale tanto "antica" nelle premesse quanto attuale, caldissima, persino incandescente per l’abilità che ha Frau di coinvolgerti nella sua personalissima, a tratti ossessiva "ricerca del Graal". Alla fine, i suoi dubbi sono i tuoi.

Sarà vero che le prime Colonne d’Ercole dividevano il Mediterraneo greco da quello Fenicio e si posizionavano fra Malta e il Canale di Sicilia? Che i Sardi generarono i Fenici? Che la Sardegna antica era l’Atlantide del Crizia di Platone? Che un maremoto di proporzioni colossali, uno tsunami mediterraneo simile a un diluvio universale spazzò la fiorente civiltà dei Megaliti e del commercio, la civiltà di Eracle/Melqart, il dio greco/fenicio dal nome - e Frau è il primo in assoluto a notarlo - palindromo? Chissà. Chissà se poi qualcuno riprenderà queste linee di ricerca, spezzando il recinto delle nuove, asfissianti enclosures culturali. La Storia, d’altronde, insegna che a prendere sul serio gli Antichi a volte ci si guadagna: chi avrebbe scommesso una lira (o un tallero, o un asse) su Schliemann quando partì alla ricerca della "mitica" Troia? E chi sul professor Carandini, che ha rintracciato il pomerio e le ossa di Remo giovanetto seguendo le indicazioni della "leggenda della fondazione" di Roma?