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L’Archeologo / Louis Godart

giovedì 30 dicembre 2004

Accademico dei Lincei.
Pubblicato su "Il Giornale dell’Arte", luglio 2002, con il titolo "Dov’erano le Colonne d’Ercole".

Sergio Frau frequenta il mondo dell’archeologia da decenni ed è ormai un testimone attendibile dell’antica storia del Mediterraneo. Il libro che ha da poco pubblicato, le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta, lancia una teoria rivoluzionaria: le famose colonne d’Ercole, associate nell’immaginario collettivo dell’Occidente alla rocca di Gibilterra, devono essere spostate verso la strozzatura fra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia. È lì che gli antichi Greci avrebbero collocato i confini occidentali del loro mondo.

L’orizzonte dei Greci più antichi (da Omero ed Esiodo a Erodoto) sarebbe così circoscritto ai mari che li circondano e che, come sottolinea Sergio Donadoni, li uniscono alle loro colonie, lasciando ai Fenici il Mediterraneo occidentale. È soltanto in età ellenistica, dopo le grandi conquiste di Alessandro Magno in Oriente, che i Greci, per mantenere la centralità della loro civiltà, avrebbero spostato verso Gibilterra le famose Colonne d’Ercole.

L’indagine di Frau, condotta con rigore, è affascinante; il suo libro costringe chiunque a ripensare, alla luce di queste conclusioni inaspettate, molte delle certezze che riguardano gli studi in corso.

Ho tentato di farlo per il mondo minoico-miceneo.

Da anni si parla, anche a sproposito, della "colonizzazione minoica e micenea" nei mari del Mediterraneo occidentale. Sono stati spesi fiumi d’inchiostro sulle presenze micenee nelle isole Eolie, nel Lazio, in Campania, in Sardegna e persino in Spagna. Effettivamente in quelle zone sono state trovate delle ceramiche e anche alcuni reperti che provengono senza dubbio dagli ambienti egei. È quindi chiaro che durante la seconda metà del II millennio a.C., alcuni commercianti legati agli stati egei del Mediterraneo orientale hanno, in qualche modo, frequentato i litorali del Tirreno e la stessa isola di Sardegna. Queste constatazioni potrebbero portarci a respingere l’ipotesi di Frau, considerando che il Mediterraneo occidentale era davvero frequentato dai Greci sin dall’alba della storia.

Ora dallo studio delle migliaia di tavolette in lineare B, la scrittura dei Greci micenei decifrata da Michael Ventris nel 1952, e dall’analisi dei testi orientali, in particolare egizi, emergono alcuni elementi interessanti.

Prima di tutto non esiste, negli elenchi in nostro possesso, alcun nome di località che si possa riferire, con un minimo grado di credibilità, a un toponimo situato a occidente del canale di Sicilia. Il maldestro tentativo, fatto da alcuni, di considerare che la località di Metapa potesse evocare Metaponto, è naufragato quando un semplice approccio filologico ha potuto determinare che la città in questione era un semplice borgo della Messenia micenea nel Peloponneso.

In secondo luogo va ricordato che, anche se esistono dei reperti egei a ovest del canale di Sicilia, non vi è la minima traccia di un insediamento minoico o miceneo nei territorio del Mediterraneo occidentale.

In terzo luogo, alla luce dei documenti orientali e anche dei testi egizi, appare incontestabile che il commercio palaziale, minoico prima e miceneo poi, si svolgeva esclusivamente nel Mediterraneo orientale. Dopo la conquista della Palestina da parte delle armate dei grandi faraoni della XVIII dinastia, gli stati egei sono diventati gli interlocutori privilegiati della potenza faraonica e hanno provveduto a convogliare, dalla costa siro-palestinese verso la valle del Nilo, le merci che approdavano nei porti siriani.

Da questo panorama emerge con chiarezza che l’Occidente mediterraneo era totalmente estraneo alla penetrazione palaziale egea. Sono soltanto alcuni spauriti e poveri mercanti ad aver, nella migliore delle ipotesi, varcato il canale di Sicilia per proporre su mercati altrettanto poveri prodotti di provenienza minoica o micenea.

Per le popolazioni egee dell’età del Bronzo non vi è quindi alcun dubbio che la strozzatura fra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia dividesse il Mediterraneo in due. Gli interessi politici ed economici degli Egei erano tutti concentrati nel Mediterraneo orientale. L’Ovest era terra povera e ignota, culturalmente arretrata, estranea alla grande espansione che aveva già portato, a partire dal XVI secolo a.C., sulle coste dell’Asia Minore, come a Mileto, i primi coloni greci.

Le conclusioni di Sergio Frau si sposano quindi mirabilmente con queste constatazioni dettate dalla filologia e dall’archeologia. La nostra gratitudine è acquisita ad un autore che non ha temuto di rileggere con occhio nuovo ed entusiasta le vecchie leggende del Mediterraneo.