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Lo Storico della Geografia / Salvatore Arca

mercoledì 29 dicembre 2004

Dirigente dell’Istituto Geografico Militare e Direttore
della Scuola superiore di Scienze Geografiche.
Pubblicato su "Universo", rivista ufficiale dell’Istituto
Geografico Militare, autunno 2004.

Le Colonne d’Ercole, che idealmente segnavano nell’antichità il confine fra il mondo conosciuto e l’ignoto, non sono state sempre collocate sullo Stretto di Gibilterra, ma prima di una rivoluzionaria sistemazione delle conoscenze geografiche, avvenuta in epoca ellenistica, erano saldamente arroccate sul Canale di Sicilia. Lo afferma e lo sostiene con numerose argomentazioni, che afferiscono ai più disparati campi d’indagine, Sergio Frau con il suo libro "le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta".

Al libro (edizione Nur Neon, 672 pagine) va riconosciuto il merito di raccogliere un numero considerevole di citazioni, carte e immagini, volte a dimostrare che fu il grande geografo e cartografo Eratostene di Cirene (275 - 194 a.C.) l’artefice di una innovativa sistemazione dello scibile geografico del suo tempo: il mondo allora conosciuto aveva il suo confine estremo ad occidente nello Stretto di Gibilterra. Da qui iniziava l’ignoto e qui Eratostene pose le Colonne d’Ercole. Queste, intese quale limite occidentale fra il mondo noto e quello non ancora esplorato, avevano avuto la loro sede sul Canale di Sicilia fino al 200 a.C. circa; prima infatti, fino alla conclusione della I guerra punica (242 a.C.), attraversare verso occidente questo Canale era stato per le navi greche impresa non solo ardua, ma anche estremamente rischiosa: al di là del Canale le navi greche, fino a qualche decennio prima, si avventuravano con grandi difficoltà e tanti rischi.

Era infatti lungo la linea individuata da Capo Bon, Pantelleria, Malta e Sicilia occidentale (Mozia), che la potenza cartaginese aveva eretto una solida barriera, per precludere alla marineria greca le rotte del Mediterraneo occidentale: era come se lungo quel tratto di mare Cartagine avesse posto ideali boe di segnalazione con la perentoria scritta "non plus ultra!".

L’autore chiama in causa a questo proposito Sabatino Moscati, l’eminente studioso del mondo fenicio-punico, che ripetutamente ha paragonato questo sbarramento, attivo per secoli nel bacino del Mediterraneo, alla Cortina di Ferro, rigida e severa linea di demarcazione e divisione nel nostro continente, eretta dopo la seconda guerra mondiale.

Nel Mediterraneo lo scenario geopolitico mutò radicalmente quando Roma, uscita vittoriosa dalla prima guerra punica, piegò la potenza cartaginese e conseguentemente abbatté le barriere, che fino ad allora avevano riservato ai punici il controllo del bacino occidentale di quello che sarebbe diventato il "Mare Nostrum" romano.

Le Colonne d’Ercole migrarono quindi verso lo Stretto di Gibilterra, allorchè Eratostene raccolse lo scibile geografico del tempo nella sua celebre opera Geographicà: in questa, attingendo alla inesauribile fonte di informazioni che era la biblioteca di Alessandria, della quale fu bibliotecario sotto Tolomeo Evergete, concepì una nuova visione globale dell’ecumene. L’innovativa sistemazione delle conoscenze geografiche, da lui delineata, corrispondeva ad una esigenza concreta dei geografi dell’epoca ellenistica, in quanto il mondo conosciuto si era considerevolmente ingrandito rispetto a quello dei greci del periodo classico. Se ad occidente ciò era avvenuto in seguito al ridimensionamento della potenza cartaginese, ad oriente fu l’epopea di Alessandro il Grande che ampliò gli orizzonti geografici del mondo ellenistico: egli, con con le sue truppe ed i suoi geometri, era giunto fino alla regione dell’attuale Afghanistan.

Comunque lo spostamento ad occidente delle Colonne d’Ercole, delle quali parla per la prima volta Pindaro nel 476 a.C., generò non poca confusione nella lettura delle opere di Omero, Esiodo, Erodoto, Aristotele, Platone e via dicendo, che avevano considerato le Colonne collocate nel Canale di Sicilia, secondo le conoscenze geografiche proprie dei loro tempi. Di questa antica collocazione si perse presto traccia e ciò compromise la corretta interpretazione di quegli autori. La lettura delle loro narrazioni risulta al contrario decisamente più chiara e concreta dal punto di vista geografico se teniamo conto per esse della originaria posizione delle Colonne, alla quale facevano riferimento gli autori. Erano pertanto collocate sul Canale di Sicilia e non sullo Stretto di Gibilterra le Colonne d’Ercole, di cui parla Platone, quando ultrasettantenne scrisse quelle stupefacenti e misteriose pagine sull’isola di Atlantide nei suoi dialoghi "Timeo" e "Crizia".

Particolarmente significativa a questo proposito è la rilettura della seguente descrizione, che il saggio egizio riferisce a Solone nel dialogo platonico Crizia "Davanti a quella bocca che viene chiamata, come voi dite, Colonne di Eracle, c’era un’isola. Quest’isola poi era più grande della Lybia e dell’Asia messe insieme e coloro che ci arrivavano, allora, potevano passare da questa alle altre isole, e dalle isole al continente opposto che circonda quel vero mare".

Ricollocate le Colonne d’Ercole sul Canale di Sicilia, la narrazione citata assume toni concreti grazie ai verosimili riferimenti geografici: attraversate le colonne d’Ercole verso occidente, il navigante si trova di fronte ad un’isola, una grande isola. Giova qui ricordare che gli antichi greci consideravano la Sardegna l’isola più grande del mondo! La Sardegna quindi coincide con l’Atlantide! In questa equazione "Sardegna uguale Atlantide", sostenuta con un gran numero di prove, afferenti ad una vasta gamma di discipline, l’approdo trionfante delle argomentazioni dell’autore! Ma Frau va oltre. Egli trova numerosi elementi di similitudine fra la Sardegna, la mitica Atlantide e la favolosa isola dei Beati, i Feaci, o isola Scherìa, della quale parla Omero nell’Odissea. Tante e sorprendenti le coincidenze: clima temperato e ventoso in tutte e tre, tutte eccezionalmente fertili, con raccolti che si ripetevano due volte all’anno. Coincidenze strabilianti inoltre sui nomi dei re, sulle divinità venerate, sulle risorse minerarie e infine sul dramma, che più di qualsiasi altra cosa, accomuna misteriosamente i destini dell’isola del re Atlante a quelli dell’isola Scherìa: il cataclisma, che le distrusse entrambe abbattendo città e templi. Atlantide distrutta dal terremoto e sommersa dal mare, Scherìa sepolta da una montagna di fango! Per quanto concerne la Sardegna è stata avanzata da parte di alcuni studiosi, sulla base di rilievi geologici ed alla luce di considerazioni geofisiche, l’ipotesi che l’isola sia stata sconvolta circa tremila anni or sono da un terribile terremoto. A questo avrebbe fatto seguito un maremoto così impetuoso da attraversare da sud il golfo di Cagliari e sommergere fino ad Oristano la grande pianura del Campidano. La presenza di stagni salati e di zone paludose e malsane in questa pianura potrebbe essere un lontano effetto della ipotizzata invasione delle acque marine nel territorio dell’isola.

Il volume continua nel mettere a fuoco aspetti oscuri della protostoria dell’isola ed i molti misteri che da essa emergono. Dai brumosi albori della nostra civiltà mediterranea risuonano nomi di popoli, che senz’altro abitarono la Sardegna, pur rimanendo, allo stato attuale degli studi e delle ricerche, in una fascia indefinita nella quale il mito si confonde con la storia: i Tyrsanoi, ovvero "i costruttori di torri", mutato poi in Tyrranoi e quindi in Tyrreni; i Nuragici ed i Sardana o Sherden.

Quale alone di mistero intorno a questi ultimi, un popolo di navigatori, pirati e guerrieri! Il documento più eloquente sui Sardana è senz’altro il complesso delle iscrizioni di Medinet Habu, nelle quali essi sono raffigurati con armature assolutamente identiche a quelle dei bronzetti nuragici: l’elmo cornuto, la lunga spada ed il piccolo scudo circolare. In queste iscrizioni i Sardana sono citati tante volte. Nel 1270 a.C. sono ricordati come mercenari, guardia scelta del Faraone Ramses II; un secolo dopo sono citati come etnia facente parte della coalizione dei Popoli del mare, costituita inoltre da Tyrreni, Libici, Siculi e Filistei, che intraprende una guerra volta all’invasione dell’Egitto sotto Ramses III. Il conflitto si concluse con la disfatta della coalizione in seguito ad una pesante sconfitta navale. Pochi anni dopo i Sardana ricompaiono in Egitto, ma non come guerrieri, bensì come esuli, con i loro carri, carichi di vecchi, donne e bambini alla ricerca di un asilo. Si tratta di una straziante migrazione, che costituisce per gli studiosi un enigma di non facile soluzione. Questo popolo fugge dalle proprie terre, ma perché? Forse fugge da una catastrofe naturale dalle enormi dimensioni: un terremoto, un maremoto o che altro? In questo enigma è la nuova frontiera delle ricerche future. Archeologi, geologi, geografi, linguisti e via dicendo, tutti sono chiamati a dare il loro contributo per far luce su questi eventi, strettamente connessi alle radici della nostra civiltà.

"Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta" è un libro ricco nei contenuti e di piacevole lettura. E’ un libro fuori dell’ordinario per varie ragioni. Innanzi tutto perché persegue tesi serissime riportando una mole di argomentazioni altrettanto serie, che fanno vacillare convinzioni ormai consolidate sulla protostoria del bacino del Mediterraneo, argomentazioni che non mancheranno di innescare un processo di riesame di tante questioni, che sul tema molti ritenevano definitivamente assodate. E’ un libro fuori dell’ordinario perché pieno di citazioni, carte, immagini, tutte asservite alla dimostrazione della tesi che le Colonne d’Ercole, prima di Eratostene, fossero collocate nel Canale di Sicilia e conseguentemente volte ad assicurare la corretta interpretazione dei documenti antichi e delle grandi opere greche del periodo classico. E’ un libro fuori dell’ordinario perché le tante argomentazioni serissime vengono esposte con uno stile leggero, guizzante di chiara impronta giornalistica, che non può non coinvolgere il lettore. E questo anche grazie alla originalissima articolazione della materia in immaginari processi storici e forum, nei quali personaggi di varie epoche, antichi e moderni, dibattono senza alcun vincolo temporale le tematiche in questione. E’ un libro veramente fuori dell’ordinario.